☆ Osho attraverso alcuni libri
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«Io non sono mai stato spirituale nel senso che tu dai a questa parola. Non sono mai andato nei templi o nelle chiese, non ho mai letto le scritture o seguito pratiche specifiche per trovare la verità, non ho mai adorato o pregato Dio. Nella mia vita non ho mai fatto nulla di tutto ciò; per cui puoi senz’altro dire che non ho mai fatto alcunché di spirituale. Ma per me la spiritualità ha una connotazione totalmente diversa: richiede un’individualità onesta; non permette alcun tipo di dipendenza. Crea una libertà fine a se stessa: non importano né il prezzo da pagare né le conseguenze. Non è mai nella folla, ma è solitaria, perché la folla non ha mai trovato alcuna verità. La verità è stata trovata soltanto nella solitudine.
La mia idea di spiritualità ha significati diversi dalla tua. Le storie della mia infanzia, se riesci a comprenderle, faranno riferimento a tutte queste qualità, in un modo o nell’altro. Nessuno può definirle spirituali. Io le definisco così perché, per ciò che mi riguarda, hanno fornito tutto quello a cui un uomo può aspirare.
Mentre ascolti i racconti della mia infanzia, dovresti provare a cercarvi una qualità, non nel racconto in sé: si tratta di una qualità intrinseca che corre come un filo sottile attraverso tutti i miei ricordi. E quel filo sottile è spirituale. Spiritualità, per me, vuol dire semplicemente trovare se stessi. Non ho mai permesso a nessuno di assolvere questo compito in mia vece, perché nessuno lo può fare al posto tuo: lo devi fare tu, in prima persona! E non lo puoi neppure fare direttamente: devi creare un’atmosfera particolare nella quale permettergli di accadere. Accade da sé. L’illuminazione, la liberazione, il risveglio, la realizzazione… tutte queste cose indicano un unico evento: qualcosa che accade. Questo genera in molte persone una sottile paura: “Se è una cosa che accade, cosa possiamo farci? Accadrà quando accadrà!” No, non è così. È qualcosa che accade, ma tu puoi fare molto per preparare il terreno, per fare in modo che accada. Agli occhi di chi non comprende, preparare il terreno potrebbe non sembrare una cosa spirituale. Ma deve esserlo per forza, visto che l’illuminazione è accaduta! Il fine è la conferma che, qualsiasi siano stati i mezzi usati, erano sostanzialmente giusti. È la meta che dimostra che la via seguita era quella giusta.»
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« Fin dall’infanzia ho amato leggere. La mia biblioteca personale era formata da centocinquantamila libri rari di tutte le religioni, le filosofie, di poesia e letteratura. Li ho letti tutti, ma senza alcuno scopo: mi piaceva! Mio padre era solito andare a Bombay… e chiedeva ai bambini: “Cosa vorreste?” e lo chiedeva anche a me: “Se vuoi qualcosa, posso prenderne nota e portartelo da Bombay.” Non gli chiesi mai nulla.
Gli chiesi dei soldi solo quando volevo comprare altri libri; non ho mai chiesto soldi per qualcos’altro.
Piano piano in casa non ci fu spazio per altro che non fossero i miei libri. E mio padre disse: “Prima avevamo in casa una biblioteca; adesso nella biblioteca abbiamo una casa! E in più ci dobbiamo prendere cura dei tuoi libri perché, se succede qualcosa, tu dai in escandescenze… al punto che tutti hanno paura dei tuoi libri. E sono dappertutto, è impossibili non inciamparci!”
Vi stupirà sapere che alla fine delle scuole medie avevo letto migliaia di libri. Avevo completato Kahlil Gibran, Dostoevskij, Tolstoj, Chekhov, Gorkij, Turgenev. Alla fine del liceo avevo completato la lettura di Socrate, Platone, Aristotele, Bertrand Russell – e di tutti i filosofi che riuscii a trovare in qualsiasi biblioteca, in qualsiasi libreria, o che riuscii a farmi prestare. »